mercoledì 19 novembre 2014

la topa di Casale promette bene icona

Risultati al 30 Settembre 2014 Buzzi (BZU.MI) Fatturato pari a 1.898,7 milioni (nel 2013: 1.894,4 milioni); margine operativo lordo di 302,5 milioni (nel 2013: 273,1 milioni) Volumi di vendita in rallentamento durante il trimestre estivo ma sempre superiori al periodo precedente nei nove mesi (cemento +2,1%, calcestruzzo preconfezionato +3,7%)
Dati consolidati
Gen-Set 14Gen-Set 13
riesposto
% 14/13


Vendite di cementom ton19,018,6          +2,1
Vendite di calcestruzzom m39,18,8        +3,7
Ricavi netti€m            1.898,71.894,4      +0,2
MOL                       €m302,5273,1+10,8
Utile netto€m                   55,4                  27,9   n.s.
Utile netto degli azionisti€m51,421,8
Set 14Dic 13Var.
Indebitamento netto€m1.010,51.097,2(86,7)

nel grafico convergenza delle due medie principali , con la media più veloce a 4 gg che buca le altre due prox resistenza a 12.05 € dopodichè ci sono le praterie

lunedì 17 novembre 2014

Il punto sull'oro, ora! icona


Piano Bar di Virginio Frigieri
Aggiornamento sull’Oro…
A circa tre anni di distanza dal record storico che vide l’oro a 1920$/onz, i risparmiatori che entrarono nella fase finale del rialzo subiscono pesanti perdite; nel frattempo le paure per il tracollo dell’economia sembrano svanite dopo la lunga serie di QE varati dalla Fed, mentre pericoli di grossa inflazione all’orizzonte per ora non se ne vedono. Aggiungiamoci che il Dollaro sta recuperando forza a tutto spiano e che fra qualche mese la FEd potrebbe alzare i tassi , le borse che continuano a viaggiare sui massimi e praticamente tutto sembrerebbe remare contro l’oro.
I maggiori strateghi del settore nelle varie convention che si tengono da settembre a dicembre sono convinti che il peggio per l’oro debba ancora venire , ed anche il sottoscritto da questo umile foglio da anni predica il ritorno dell’oro sulla trendline di lungo che sale dal 2002 ed attraversa l’area 800-900$. Vi ricordo che quella fascia di prezzo è anche lo specchio dell’onda 4 cerchiata per cui è un target doppiamente credibile. E ribadisco : torneremo ad acquistare Oro Fisico in quella zona di prezzo. Ma siccome quando la piazza è piena di orsi, è probabilmente il momento migliore per essere tori, allora oggi sono qua a dire che per quello che mi riguarda è giunto il momento di acquistare ORO Cartaceo.
Metto il grafico weekly e poi ragioniamo.

Con i ribassi delle ultime due settimane siamo in condizione di dire che esistono i presupposti di minima per ritenere conclusa l’onda A cerchiata. Intendiamoci : potrebbe ancora estendere e scendere a testare i 1.100 ma diciamo che da questo momento dovremo cercare di individuare l’inizio dell’onda B cerchiata che quando partirà può ragionevolmente riportare le quotazioni verso i ritracciamenti del 38% e del 50% e quindi in area 1438-1533 $/onz.(traget minimo) Questa è un ottima occasione per tutti coloro che stanno perdendo ma anche per quelli che come il sottoscritto avevano già abbattuto il prezzo di carico prima del 2012, per abbassare il prezzo di carico delle proprie posizioni “fisiche”, in modo da poter tornare sul metallo fisico quando saremo in prossimità della fine di onda C cerchiata. Quindi per quello che mi riguarda rientro volentieri sugli ETF coperti dal metallo fisico a suo tempo suggeriti e cavalcati da Bellosta, non appena vedrò le quotazioni tornare verso i 1200$/onz.
Volendo schematizzare :
http://www.lombardreport.com

fin qui il lombardreport , ognuno può trarre  le sue  considerazioni , io per parte mia  testardo rimango investito nell'oro che non è più  una parte importante del ns. portafoglio , ragioni fondamentali  per investire nello strumento non ce ne  sono se non la  diversificazione, che come detto spesso è l'unica o una delle poche  possibili , le  borse salgono o scendono praticamente all'unisono , le monete non danno affidamento nel lungo periodo , l'oro non ha mai deluso ma  certo ci vuole pazienza a  volte  tanta !

lunedì 27 ottobre 2014

Usciti da ferrovie nord milano icona

con rammarico abbandoniamo anche un titolo che riteniamo ottimo FNM vendute a 0.58, che ci ha accompagnato dall'inizio del Blog , ma ho deciso di fare un po' di pulizia , il guadagno è evidente troverete tutto nella pagina portafoglio nelle prossime ore

nel  grafico la media  esponenziale a 18  gg va  sotto quella a  40 gg in data  16 ott , i prezzi scendono sotto le due medie per poi ritornare sopra in data 23 ott , oggi  ritorna sotto la  media più  veloce generando un segnale di SELL

ottimo guadagno del 165% salvo ovviamente bolli e  capital gain che grazie  a Renzi  è del 26%
e  dividendi conseguiti nel corso del 2014 che  era ricordiamo dello 0.0115 nel 2013 e 0.013 nel 2014


Usciti da Sesa e forse anche da FNM icona

Tempi duri per Piazza Affari , non vedo motivo per restare investiti, contro gioca quasi tutto
grafici, stagionalità, utili aziendali ,recessione euro etc.. prendiamo congedo da Sesa vedi grafico sotto ; media a 18 periodi che scende sotto quella più lenta a 40 gg e tenimao d'occhio FNM se conferma di restare sotto la media a 18 gg (0.59)  si apre uno scenario ribassista d'altra parte dal momento dell'ingresso ha dato già tanto :D

sabato 18 ottobre 2014

BitCoin miners chi sono ? icona

Viaggio tra i minatori di bitcoin italiani

Con il loro lavoro sostengono la rete della criptomoneta, risolvendo calcoli complessi che rendono autenticate le transazioni. Ecco chi sono Carola Frediani Pubblicato marzo 12, 2014 * (foto: Getty Images)
 Marco (nome di fantasia) ha 16 anni. Due anni fa, quando ne aveva solo 14, ha iniziato a interessarsi ai bitcoin. Non senza qualche problema visto che, non avendo un conto in banca, aveva dovuto convincere il padre esterrefatto a fare un bonifico su un istituto estero di un misterioso cambiavalute (come l’ormai caduto in disgrazia Mt. Gox) per acquistare la sua prima moneta digitale. Così Marco, quando non era a scuola o a studiare, ha iniziato a scambiare bitcoin e altre criptomonete, a seguire i movimenti di mercato, e perfino a specularci, mettendo da parte, col tempo e l’irresistibile ascesa del loro valore, un bel gruzzolo. “A furia di usarli però mi sono reso conto che era una valuta con molti vantaggi, e ho deciso di studiarla per bene. Da allora non è più una questione di possibili guadagni che puoi fare convertendo i bitcoin in euro, ma mi sono proprio innamorato delle criptovalute”, racconta a Wired in una conversazione via Skype. Lui ora si occupa di trading e di mining. Nel primo caso sfrutta le monete alternative, come Litecoin e Namecoin e, in base alle notizie che escono sui siti specializzati, compra o vende. “Le altre monete vivono solo nella speculazione”, spiega. Oltre a questo, Marco mina bitcoin. Il termine indica quel processo per cui le persone che, tramite i loro computer, sostengono il network della criptomoneta sono ricompensate del lavoro svolto. Il lavoro ha a che fare con la risoluzione di calcoli complessi che permettono di autenticare le transazioni all’interno di una rete decentrata. Questa attività – che serve a raggiungere un consenso distribuito sulla validità delle transazioni effettuate, come se si trattasse di un gruppo sparpagliato di notai che certificano la regolarità delle procedure – viene svolta col mining, cioè con computer potenti che macinano i calcoli necessari e generano quindi i blocchi a cui si legano le transazioni, in un unico registro chiamato blockchain. Poiché tale attività ha un costo – anche solo energetico – i miners (termine con sui si indica sia la macchina adibita allo scopo sia il suo proprietario) che risolvono la chiave crittografica di una determinata transazione ricevono dei bitcoin, 25 per ognuna. Una volta si minava anche col computer di casa. Siccome però la potenza necessaria per farlo aumenta con la crescita del network, oggi non vanno più bene neanche le schede grafiche GPU, ma servono macchine specializzate, con chip ASIC. É nata proprio un’industria che produce dispositivi dedicati. Inoltre conviene unirsi in gruppi di minatori, le cosiddette mining pool, per mettere insieme la potenza di calcolo e dividersi le ricompense. “All’inizio minare era rischioso perché le macchine che ordinavi potevano arrivarti anche dopo mesi, quando già non andavano più bene, perché in poco tempo sono superate. Ora invece ci sono aziende che te le fanno avere subito, il che ti permette di ammortare i costi e di fare anche qualche profitto”, continua Marco. Che però ha dovuto fare un accordo con i suoi genitori sull’energia consumata: alla fine gli hanno concesso 3 kwh da sfruttare in casa. “E hanno anche cambiato idea sui bitcoin”, aggiunge. A lanciarsi nel mondo del mining è stato anche Michele Ficara Manganelli, presidente di Assodigitale, associazione la cui missione è monitorare l’evoluzione e l’utilità delle nuove tecnologie. “Dovevamo testarla nella pratica”, commenta a Wired. Così hanno acquistato una macchina (miner) dalla Cina, arrivata in soli cinque giorni, un Antminer S1. Gli è costata 1.45 bitcoin, equivalente a 670 euro. “L’abbiamo installato in circa un’ora, poi volevamo verificare se le “miniere” effettivamente pagano, e abbiamo constatato che ogni giorno produce i suoi bitcoin, equivalenti a 15-20 euro, al netto delle spese dell’elettricità. Tra tre mesi e mezzo probabilmente sarà obsoleta, nel senso che non converrà più usarla”. Minare con pochi investimenti è possibile farlo solo per le monete alternative, come appunto Litecoin o Dogecoin, perché si può usare ancora una scheda grafica GPU acquistabile in un negozio d’informatica per duecento euro. Ci sono molti ragazzini (e non solo) che vi si dedicano e poi fanno trading tra le varie criptovalute, cambiando quanto ottenuto in bitcoin. In circolazione ci sono circa 200 valute alternative, perché chiunque può prendere il codice open source di bitcoin, modificarlo e crearne una; ma alcune nascono e muoiono nel giro di poche settimane. E il rischio che degli sprovveduti – attirati dall’idea di replicare la parabola di successo di bitcoin – si facciano male è alto. “Quest’estate creavo bitcoin con dispositivi Asic, ma quando si è avvicinato il momento critico in cui sarebbe calato il profitto li ho venduti”, mi racconta un altro minatore noto della comunità italiana, di circa 30 anni, che nella vita lavora nel marketing di una grossa azienda. Tuttavia preferisce restare anonimo. Il vuoto legislativo sulle criptomonete, la voci su chi si sarebbe arricchito e l’improvvisa attenzione mediatica sul fenomeno rendono guardinghi molti bitcoiner. Ora lui ha messo in piedi una farm, un gruppo di dispositivi per minare radunati in due diversi posti (di cui uno è alimentato con fonti rinnovabili). Partecipano una trentina di persone, da studenti a pensionati, che hanno messo in comune le loro GPU con cui generano monete alternative come Litecoin, per poi convertire in bitcoin. “Non passiamo mai alla conversione in euro per scelta. La nostra scommessa è di creare monete matematiche e di conservarle per poi spenderle nella loro forma. Pensiamo che bitcoin sarà presto utilizzabile quasi ovunque”, conclude l’uomo. Ma l’economia che ruota attorno alla criptomoneta va ben oltre il mining. Che, come spiega a Wired Stefano Pepe, 34 anni, startupper col pallino dei bitcoin, è stato il punto di partenza per tutti gli appassionati del settore. Tutti hanno minato o iniziato con quello. Poi le attività hanno cominciato a diversificarsi. Lui ad esempio si è inventato una formula – BitQuota – di compartecipazione a una “miniera”. In pratica compra un miner di grosse dimensioni, da circa 4mila euro, e lo suddivide in piccole quote che chiunque può comprare. È come se ognuno acquistasse un pezzetto della macchina che mina. In base alle quote date, si riceve una percentuale di quanto viene estratto. “Lo abbiamo fatto lo scorso ottobre e chi ha partecipato oggi ha già ammortato il 70 per cento del valore in bitcoin che aveva investito”, racconta Pepe. “Se converti in euro hanno guadagnato invece 6-7 volte tanto”. Ogni venerdì lui manda i bitcoin minati ai vari shareholder: di alcuni non conosce neanche il nome, solo l’indirizzo del portafoglio. È un’economia che si basa completamente sul passaparola e la fiducia. E in cui non mancano le fregature. “Ci sono stati casi di società che avevano raccolto soldi per realizzare dispositivi per minare e che poi sono sparite nel nulla: io stesso ho perso alcuni bitcoin in una di queste”, racconta Pepe. “Come accade nel mercato reale, e a maggior ragione nei bitcoin, non bisogna mai investire più di quello che si è disposti a perdere”. Non c’è solo il mining ovviamente. Anche i servizi per cambiare bitcoin stanno proliferando. Da utenti italiani sono nati exchange come The Rock Trading (che ha sede a Malta), dove si commerciano bitcoins, Litecoins, Namecoins, XRP (Ripples). Ma anche piattaforme per acquistare facilmente i bitcoin con una semplice ricarica PostePay o SuperFlash fatta al tabacchino, come BitBoat, fondata dal ventiduenne Thomas Bertani. “A breve lancerò un sito con funzionalità simile, si chiamerà Bancobitcoin.org”, mi racconta Francesco (nome di fantasia), altro membro noto della comunità italiana. Anche lui molto giovane, diciamo meno di venticinque anni. Fino ad oggi faceva da broker della criptomoneta tramite il passaparola e il forum, ma ora ha deciso di strutturare di più la sua offerta in un servizio online. “Non mi piace vedere chi lucra sopra i bitcoin. Il mio sito avrà tariffe molto basse. Lo faccio perché mi piacciono le criptomonete. Penso che siano un’idea vincente, che renderà inutili altri sistemi di pagamento”.


fin qui wired.it , l'argomento BitCoin è interessante e ci ritornerò  sopra , è da notare  che  si tratta di una moneta ballerina ed un investimento che  è  cresciuto moltissimo in pochi anni  , attualmente è  scambiata a  384 $ o 300 € circa partendo da 10-13 dollari al suo inizio