Il problema principale di A2A è sempre stato il sistema di Governance duale strutturato in un doppio o triplo livello decisionale che ha "ingessato" la società per molti anni con politiche mirate più a rifornire le casse comunali di dividendi che a concentrarsi sullo sviluppo. Nel frattempo HERA comprava ACEGAS-APS e faceva accordi con la Cina per costruire 20 termovalorizzatori. Il fatto che sia a Brescia sia a Milano governasse il CD non aiutava certamente a migliorare la situazione che era circoscritta ad una spartizione di poltrone e poltroncine di una mucchia di Consiglieri di Amministrazione, Sindaci Revisori, Presidenti, Ammministratori Delegati, Direttori Generali ecc....
La vittoria del CS a Brescia potrebbe aver sparigliato il mazzo ed è forse arrivato il momento che la Multiutility sia affidata ad un Manager serio e capace, coadiuvato da un altrettanto bravo Direttore dello sviluppo. Teniamo d'occhio la situazione perché, se succedesse, il mercato reagirebbe immediatamente proiettando il titolo oltre 1€ almeno.
Buon trading.
Not_Only
segue commento interessantissimo del nostro Not C:R
Come volevasi dimostrare, più di un'ora dopo la pubblicazione di questo post, compare questo:
RispondiEliminaA2A verso revisione patti, senza fiducia Brescia Tarantini si dimetterà 13/06/2013 16:37 - RSF
* Prossima settimana vertice Pisapia-Del Bono su rinnovo patti, governance
* PD Brescia non applicherà spoil system, spinge per ritorno a monistico
* Assemblea approva cedola di 0,026 euro per azione
MILANO, 13 giugno (Reuters) - La vittoria del centrosinistra a Brescia domenica scorsa avrà conseguenze certe sulla governance di A2A (A2A.MI) e, forse, anche sul destino di alcuni dei suoi amministratori scelti solo un anno fa dalla precedente giunta di centrodestra: lo stessopresidente del consiglio di gestione, Graziano Tarantini, non esclude le dimissioni qualora venisse meno la fiducia nei sui confronti.
Questi gli aspetti più importanti emersi oggi dall'assemblea degli azionisti della superutility lombarda che ha approvato l'utile d'esercizio 2012 e il dividendo di 0,026 euro per azione. Una cedola che porterà nelle casse dei due comuni principali azionisti, Milano e Brescia, 22 milioni a testa, ma che ha lasciato insoddisfatto soprattutto il capoluogo bresciano: "Un dividendo modesto che non risponde alle attese del comune", ha detto un suo rappresentante in assemblea.
Tutto, dunque, è di nuovo nelle mani della politica. Un vero e proprio tallone d'achille per l'utility lombarda. Cinque anni fa la vittoria di Adriano Paroli a Brescia, portò l'anno successivo al ribaltone con la fuoriuscita di Renzo Capra per mettere al suo posto il più vicino Tarantini. Oggi, puntualmente al cambio di maggioranza di uno dei due comuni azionisti, il temapotrebbe riproporsi.
Aldo Rebecchi, fino a ieri presidente della Commissione consiliare alle attività partecipate, esponente del PD bresciano, assicura che la nuova maggioranza non attuerà lo spoil system. "Il ribaltone lo contestiamo comeprincipio e l'abbiano contestato quando fu Paroli a farlo". Se invece, conclude Rebecchi, spontaneamente "alcuni consiglieri rimettessero il mandato, sarebbe un bel gesto, ma non saremo noi a chiederlo". Lo statuto prevede che dodici membri del CdS su quindici siano scelti (sei ciascuno) dai due comuni. Pertanto gli attuali sei scelti da Brescia non avrebbero più la sponda politica di riferimento, compreso lo stesso presidente del CdG, Tarantini.
La prossima settimana i due sindaci si vedranno per affrontare il tema del rinnovo del patto di sindacato fra i due comuni in scadenza a fine anno. Brescia spinge per una modifica che aprirebbe la strada a uno snellimento della governance e quindi al sistema monistico. Quella potrebbe essere lavia per ridurre i 23 consiglieri attuali e, contestualmente, inserire esponenti più vicini alle nuove maggioranze.
Tarantini, dal canto suo, è stato chiaro: "Per quanto mi riguarda ritengo che debbo lavorare in assoluta autonomia e indipendenza.L'azionista ha gli strumenti per rimuovere gli amminstratori secondo le modalità che ritiene: qualora avvertissi una sorta di raffredammento o di non fiducia non ostocolerei ipotesi di cambiamento e non mi appenderei a strumenti di tipo normativo ogiuridico".
In altri termini, in caso di mancata fiducia, è pronto al passo indietro, ma senza avviare azioni legali. La fuoriuscita di Capra prima della conclusione naturale del suo mandato è costata all'azienda circa un milione di euro.
molto interessante non seguo l'azione
RispondiEliminama sono convinto che le multiutility abbiano un radioso futuro
specie se i politici si ritireranno dai consigli di amministrazione -ma forse mi illudo-