Tempi duri per Piazza Affari , non vedo motivo per restare investiti, contro gioca quasi tutto
grafici, stagionalità, utili aziendali ,recessione euro etc..
prendiamo congedo da Sesa vedi grafico sotto ; media a 18 periodi che scende sotto quella più lenta a 40 gg e tenimao d'occhio FNM se conferma di restare sotto la media a 18 gg (0.59) si apre uno scenario ribassista d'altra parte dal momento dell'ingresso ha dato già tanto :D
lunedì 27 ottobre 2014
sabato 18 ottobre 2014
BitCoin miners chi sono ?
Viaggio tra i minatori di bitcoin italiani
Con il loro lavoro sostengono la rete della criptomoneta, risolvendo calcoli complessi che rendono autenticate le transazioni. Ecco chi sono Carola Frediani Pubblicato marzo 12, 2014 * (foto: Getty Images)
Marco (nome di fantasia) ha 16 anni. Due anni fa, quando ne aveva solo 14, ha iniziato a interessarsi ai bitcoin. Non senza qualche problema visto che, non avendo un conto in banca, aveva dovuto convincere il padre esterrefatto a fare un bonifico su un istituto estero di un misterioso cambiavalute (come l’ormai caduto in disgrazia Mt. Gox) per acquistare la sua prima moneta digitale. Così Marco, quando non era a scuola o a studiare, ha iniziato a scambiare bitcoin e altre criptomonete, a seguire i movimenti di mercato, e perfino a specularci, mettendo da parte, col tempo e l’irresistibile ascesa del loro valore, un bel gruzzolo. “A furia di usarli però mi sono reso conto che era una valuta con molti vantaggi, e ho deciso di studiarla per bene. Da allora non è più una questione di possibili guadagni che puoi fare convertendo i bitcoin in euro, ma mi sono proprio innamorato delle criptovalute”, racconta a Wired in una conversazione via Skype. Lui ora si occupa di trading e di mining. Nel primo caso sfrutta le monete alternative, come Litecoin e Namecoin e, in base alle notizie che escono sui siti specializzati, compra o vende. “Le altre monete vivono solo nella speculazione”, spiega. Oltre a questo, Marco mina bitcoin. Il termine indica quel processo per cui le persone che, tramite i loro computer, sostengono il network della criptomoneta sono ricompensate del lavoro svolto. Il lavoro ha a che fare con la risoluzione di calcoli complessi che permettono di autenticare le transazioni all’interno di una rete decentrata. Questa attività – che serve a raggiungere un consenso distribuito sulla validità delle transazioni effettuate, come se si trattasse di un gruppo sparpagliato di notai che certificano la regolarità delle procedure – viene svolta col mining, cioè con computer potenti che macinano i calcoli necessari e generano quindi i blocchi a cui si legano le transazioni, in un unico registro chiamato blockchain. Poiché tale attività ha un costo – anche solo energetico – i miners (termine con sui si indica sia la macchina adibita allo scopo sia il suo proprietario) che risolvono la chiave crittografica di una determinata transazione ricevono dei bitcoin, 25 per ognuna. Una volta si minava anche col computer di casa. Siccome però la potenza necessaria per farlo aumenta con la crescita del network, oggi non vanno più bene neanche le schede grafiche GPU, ma servono macchine specializzate, con chip ASIC. É nata proprio un’industria che produce dispositivi dedicati. Inoltre conviene unirsi in gruppi di minatori, le cosiddette mining pool, per mettere insieme la potenza di calcolo e dividersi le ricompense. “All’inizio minare era rischioso perché le macchine che ordinavi potevano arrivarti anche dopo mesi, quando già non andavano più bene, perché in poco tempo sono superate. Ora invece ci sono aziende che te le fanno avere subito, il che ti permette di ammortare i costi e di fare anche qualche profitto”, continua Marco. Che però ha dovuto fare un accordo con i suoi genitori sull’energia consumata: alla fine gli hanno concesso 3 kwh da sfruttare in casa. “E hanno anche cambiato idea sui bitcoin”, aggiunge. A lanciarsi nel mondo del mining è stato anche Michele Ficara Manganelli, presidente di Assodigitale, associazione la cui missione è monitorare l’evoluzione e l’utilità delle nuove tecnologie. “Dovevamo testarla nella pratica”, commenta a Wired. Così hanno acquistato una macchina (miner) dalla Cina, arrivata in soli cinque giorni, un Antminer S1. Gli è costata 1.45 bitcoin, equivalente a 670 euro. “L’abbiamo installato in circa un’ora, poi volevamo verificare se le “miniere” effettivamente pagano, e abbiamo constatato che ogni giorno produce i suoi bitcoin, equivalenti a 15-20 euro, al netto delle spese dell’elettricità. Tra tre mesi e mezzo probabilmente sarà obsoleta, nel senso che non converrà più usarla”. Minare con pochi investimenti è possibile farlo solo per le monete alternative, come appunto Litecoin o Dogecoin, perché si può usare ancora una scheda grafica GPU acquistabile in un negozio d’informatica per duecento euro. Ci sono molti ragazzini (e non solo) che vi si dedicano e poi fanno trading tra le varie criptovalute, cambiando quanto ottenuto in bitcoin. In circolazione ci sono circa 200 valute alternative, perché chiunque può prendere il codice open source di bitcoin, modificarlo e crearne una; ma alcune nascono e muoiono nel giro di poche settimane. E il rischio che degli sprovveduti – attirati dall’idea di replicare la parabola di successo di bitcoin – si facciano male è alto. “Quest’estate creavo bitcoin con dispositivi Asic, ma quando si è avvicinato il momento critico in cui sarebbe calato il profitto li ho venduti”, mi racconta un altro minatore noto della comunità italiana, di circa 30 anni, che nella vita lavora nel marketing di una grossa azienda. Tuttavia preferisce restare anonimo. Il vuoto legislativo sulle criptomonete, la voci su chi si sarebbe arricchito e l’improvvisa attenzione mediatica sul fenomeno rendono guardinghi molti bitcoiner. Ora lui ha messo in piedi una farm, un gruppo di dispositivi per minare radunati in due diversi posti (di cui uno è alimentato con fonti rinnovabili). Partecipano una trentina di persone, da studenti a pensionati, che hanno messo in comune le loro GPU con cui generano monete alternative come Litecoin, per poi convertire in bitcoin. “Non passiamo mai alla conversione in euro per scelta. La nostra scommessa è di creare monete matematiche e di conservarle per poi spenderle nella loro forma. Pensiamo che bitcoin sarà presto utilizzabile quasi ovunque”, conclude l’uomo. Ma l’economia che ruota attorno alla criptomoneta va ben oltre il mining. Che, come spiega a Wired Stefano Pepe, 34 anni, startupper col pallino dei bitcoin, è stato il punto di partenza per tutti gli appassionati del settore. Tutti hanno minato o iniziato con quello. Poi le attività hanno cominciato a diversificarsi. Lui ad esempio si è inventato una formula – BitQuota – di compartecipazione a una “miniera”. In pratica compra un miner di grosse dimensioni, da circa 4mila euro, e lo suddivide in piccole quote che chiunque può comprare. È come se ognuno acquistasse un pezzetto della macchina che mina. In base alle quote date, si riceve una percentuale di quanto viene estratto. “Lo abbiamo fatto lo scorso ottobre e chi ha partecipato oggi ha già ammortato il 70 per cento del valore in bitcoin che aveva investito”, racconta Pepe. “Se converti in euro hanno guadagnato invece 6-7 volte tanto”. Ogni venerdì lui manda i bitcoin minati ai vari shareholder: di alcuni non conosce neanche il nome, solo l’indirizzo del portafoglio. È un’economia che si basa completamente sul passaparola e la fiducia. E in cui non mancano le fregature. “Ci sono stati casi di società che avevano raccolto soldi per realizzare dispositivi per minare e che poi sono sparite nel nulla: io stesso ho perso alcuni bitcoin in una di queste”, racconta Pepe. “Come accade nel mercato reale, e a maggior ragione nei bitcoin, non bisogna mai investire più di quello che si è disposti a perdere”. Non c’è solo il mining ovviamente. Anche i servizi per cambiare bitcoin stanno proliferando. Da utenti italiani sono nati exchange come The Rock Trading (che ha sede a Malta), dove si commerciano bitcoins, Litecoins, Namecoins, XRP (Ripples). Ma anche piattaforme per acquistare facilmente i bitcoin con una semplice ricarica PostePay o SuperFlash fatta al tabacchino, come BitBoat, fondata dal ventiduenne Thomas Bertani. “A breve lancerò un sito con funzionalità simile, si chiamerà Bancobitcoin.org”, mi racconta Francesco (nome di fantasia), altro membro noto della comunità italiana. Anche lui molto giovane, diciamo meno di venticinque anni. Fino ad oggi faceva da broker della criptomoneta tramite il passaparola e il forum, ma ora ha deciso di strutturare di più la sua offerta in un servizio online. “Non mi piace vedere chi lucra sopra i bitcoin. Il mio sito avrà tariffe molto basse. Lo faccio perché mi piacciono le criptomonete. Penso che siano un’idea vincente, che renderà inutili altri sistemi di pagamento”.
fin qui wired.it , l'argomento BitCoin è interessante e ci ritornerò sopra , è da notare che si tratta di una moneta ballerina ed un investimento che è cresciuto moltissimo in pochi anni , attualmente è scambiata a 384 $ o 300 € circa partendo da 10-13 dollari al suo inizio
Con il loro lavoro sostengono la rete della criptomoneta, risolvendo calcoli complessi che rendono autenticate le transazioni. Ecco chi sono Carola Frediani Pubblicato marzo 12, 2014 * (foto: Getty Images)
Marco (nome di fantasia) ha 16 anni. Due anni fa, quando ne aveva solo 14, ha iniziato a interessarsi ai bitcoin. Non senza qualche problema visto che, non avendo un conto in banca, aveva dovuto convincere il padre esterrefatto a fare un bonifico su un istituto estero di un misterioso cambiavalute (come l’ormai caduto in disgrazia Mt. Gox) per acquistare la sua prima moneta digitale. Così Marco, quando non era a scuola o a studiare, ha iniziato a scambiare bitcoin e altre criptomonete, a seguire i movimenti di mercato, e perfino a specularci, mettendo da parte, col tempo e l’irresistibile ascesa del loro valore, un bel gruzzolo. “A furia di usarli però mi sono reso conto che era una valuta con molti vantaggi, e ho deciso di studiarla per bene. Da allora non è più una questione di possibili guadagni che puoi fare convertendo i bitcoin in euro, ma mi sono proprio innamorato delle criptovalute”, racconta a Wired in una conversazione via Skype. Lui ora si occupa di trading e di mining. Nel primo caso sfrutta le monete alternative, come Litecoin e Namecoin e, in base alle notizie che escono sui siti specializzati, compra o vende. “Le altre monete vivono solo nella speculazione”, spiega. Oltre a questo, Marco mina bitcoin. Il termine indica quel processo per cui le persone che, tramite i loro computer, sostengono il network della criptomoneta sono ricompensate del lavoro svolto. Il lavoro ha a che fare con la risoluzione di calcoli complessi che permettono di autenticare le transazioni all’interno di una rete decentrata. Questa attività – che serve a raggiungere un consenso distribuito sulla validità delle transazioni effettuate, come se si trattasse di un gruppo sparpagliato di notai che certificano la regolarità delle procedure – viene svolta col mining, cioè con computer potenti che macinano i calcoli necessari e generano quindi i blocchi a cui si legano le transazioni, in un unico registro chiamato blockchain. Poiché tale attività ha un costo – anche solo energetico – i miners (termine con sui si indica sia la macchina adibita allo scopo sia il suo proprietario) che risolvono la chiave crittografica di una determinata transazione ricevono dei bitcoin, 25 per ognuna. Una volta si minava anche col computer di casa. Siccome però la potenza necessaria per farlo aumenta con la crescita del network, oggi non vanno più bene neanche le schede grafiche GPU, ma servono macchine specializzate, con chip ASIC. É nata proprio un’industria che produce dispositivi dedicati. Inoltre conviene unirsi in gruppi di minatori, le cosiddette mining pool, per mettere insieme la potenza di calcolo e dividersi le ricompense. “All’inizio minare era rischioso perché le macchine che ordinavi potevano arrivarti anche dopo mesi, quando già non andavano più bene, perché in poco tempo sono superate. Ora invece ci sono aziende che te le fanno avere subito, il che ti permette di ammortare i costi e di fare anche qualche profitto”, continua Marco. Che però ha dovuto fare un accordo con i suoi genitori sull’energia consumata: alla fine gli hanno concesso 3 kwh da sfruttare in casa. “E hanno anche cambiato idea sui bitcoin”, aggiunge. A lanciarsi nel mondo del mining è stato anche Michele Ficara Manganelli, presidente di Assodigitale, associazione la cui missione è monitorare l’evoluzione e l’utilità delle nuove tecnologie. “Dovevamo testarla nella pratica”, commenta a Wired. Così hanno acquistato una macchina (miner) dalla Cina, arrivata in soli cinque giorni, un Antminer S1. Gli è costata 1.45 bitcoin, equivalente a 670 euro. “L’abbiamo installato in circa un’ora, poi volevamo verificare se le “miniere” effettivamente pagano, e abbiamo constatato che ogni giorno produce i suoi bitcoin, equivalenti a 15-20 euro, al netto delle spese dell’elettricità. Tra tre mesi e mezzo probabilmente sarà obsoleta, nel senso che non converrà più usarla”. Minare con pochi investimenti è possibile farlo solo per le monete alternative, come appunto Litecoin o Dogecoin, perché si può usare ancora una scheda grafica GPU acquistabile in un negozio d’informatica per duecento euro. Ci sono molti ragazzini (e non solo) che vi si dedicano e poi fanno trading tra le varie criptovalute, cambiando quanto ottenuto in bitcoin. In circolazione ci sono circa 200 valute alternative, perché chiunque può prendere il codice open source di bitcoin, modificarlo e crearne una; ma alcune nascono e muoiono nel giro di poche settimane. E il rischio che degli sprovveduti – attirati dall’idea di replicare la parabola di successo di bitcoin – si facciano male è alto. “Quest’estate creavo bitcoin con dispositivi Asic, ma quando si è avvicinato il momento critico in cui sarebbe calato il profitto li ho venduti”, mi racconta un altro minatore noto della comunità italiana, di circa 30 anni, che nella vita lavora nel marketing di una grossa azienda. Tuttavia preferisce restare anonimo. Il vuoto legislativo sulle criptomonete, la voci su chi si sarebbe arricchito e l’improvvisa attenzione mediatica sul fenomeno rendono guardinghi molti bitcoiner. Ora lui ha messo in piedi una farm, un gruppo di dispositivi per minare radunati in due diversi posti (di cui uno è alimentato con fonti rinnovabili). Partecipano una trentina di persone, da studenti a pensionati, che hanno messo in comune le loro GPU con cui generano monete alternative come Litecoin, per poi convertire in bitcoin. “Non passiamo mai alla conversione in euro per scelta. La nostra scommessa è di creare monete matematiche e di conservarle per poi spenderle nella loro forma. Pensiamo che bitcoin sarà presto utilizzabile quasi ovunque”, conclude l’uomo. Ma l’economia che ruota attorno alla criptomoneta va ben oltre il mining. Che, come spiega a Wired Stefano Pepe, 34 anni, startupper col pallino dei bitcoin, è stato il punto di partenza per tutti gli appassionati del settore. Tutti hanno minato o iniziato con quello. Poi le attività hanno cominciato a diversificarsi. Lui ad esempio si è inventato una formula – BitQuota – di compartecipazione a una “miniera”. In pratica compra un miner di grosse dimensioni, da circa 4mila euro, e lo suddivide in piccole quote che chiunque può comprare. È come se ognuno acquistasse un pezzetto della macchina che mina. In base alle quote date, si riceve una percentuale di quanto viene estratto. “Lo abbiamo fatto lo scorso ottobre e chi ha partecipato oggi ha già ammortato il 70 per cento del valore in bitcoin che aveva investito”, racconta Pepe. “Se converti in euro hanno guadagnato invece 6-7 volte tanto”. Ogni venerdì lui manda i bitcoin minati ai vari shareholder: di alcuni non conosce neanche il nome, solo l’indirizzo del portafoglio. È un’economia che si basa completamente sul passaparola e la fiducia. E in cui non mancano le fregature. “Ci sono stati casi di società che avevano raccolto soldi per realizzare dispositivi per minare e che poi sono sparite nel nulla: io stesso ho perso alcuni bitcoin in una di queste”, racconta Pepe. “Come accade nel mercato reale, e a maggior ragione nei bitcoin, non bisogna mai investire più di quello che si è disposti a perdere”. Non c’è solo il mining ovviamente. Anche i servizi per cambiare bitcoin stanno proliferando. Da utenti italiani sono nati exchange come The Rock Trading (che ha sede a Malta), dove si commerciano bitcoins, Litecoins, Namecoins, XRP (Ripples). Ma anche piattaforme per acquistare facilmente i bitcoin con una semplice ricarica PostePay o SuperFlash fatta al tabacchino, come BitBoat, fondata dal ventiduenne Thomas Bertani. “A breve lancerò un sito con funzionalità simile, si chiamerà Bancobitcoin.org”, mi racconta Francesco (nome di fantasia), altro membro noto della comunità italiana. Anche lui molto giovane, diciamo meno di venticinque anni. Fino ad oggi faceva da broker della criptomoneta tramite il passaparola e il forum, ma ora ha deciso di strutturare di più la sua offerta in un servizio online. “Non mi piace vedere chi lucra sopra i bitcoin. Il mio sito avrà tariffe molto basse. Lo faccio perché mi piacciono le criptomonete. Penso che siano un’idea vincente, che renderà inutili altri sistemi di pagamento”.
fin qui wired.it , l'argomento BitCoin è interessante e ci ritornerò sopra , è da notare che si tratta di una moneta ballerina ed un investimento che è cresciuto moltissimo in pochi anni , attualmente è scambiata a 384 $ o 300 € circa partendo da 10-13 dollari al suo inizio
martedì 14 ottobre 2014
Verizon il futuro è mobile
Verizon Communications il più grande fornitore di banda larga americano , mostra dei multipli interessanti , in più è partecipato dall'oracolo di Omaha : Warren Buffet anche se con una percentuale omeopatica , da un bel dividendo intorno al 4 % , ma la situazione tecnica non mostra per ora segnali di ingresso , per i più ardimentosi potrebbe essere interessante entrarvi
I ratios :
Return On Equity 46.15 %
Return On Asset 9.50 %
Market Capitalization 204.32 B
Price to Earning 12.67 %
PEG 2.15 time
Revenue 123.64 B
Net Income 15.46 B
situazione tecnica incerta, ma la convergenza delle medie apre a tutti gli sviluppi può cioè a ns. avviso scendere come salire, supportino a 48,20 $ si rimane in attesa di segnali più chiari
I ratios :
Return On Equity 46.15 %
Return On Asset 9.50 %
Market Capitalization 204.32 B
Price to Earning 12.67 %
PEG 2.15 time
Revenue 123.64 B
Net Income 15.46 B
situazione tecnica incerta, ma la convergenza delle medie apre a tutti gli sviluppi può cioè a ns. avviso scendere come salire, supportino a 48,20 $ si rimane in attesa di segnali più chiari
IBM sa dì d'andà ?*
mi pare che da Ibm si dovrebbe uscire , il grafico parla da sé incroci di medie negativo i prezzi superano una prima volt ala rialzo la media più lenta , per poi tornare sotto di essa , graficuzzo sotto
*termine labronico per dire ' è ora di andare '
*termine labronico per dire ' è ora di andare '
venerdì 3 ottobre 2014
Retelit: sottoscritto l'accordo di investimento con player australiano di natura strategica
per gentile concessione della Stampa.it :D
In data 1 ottobre Retelit S.p.A. ("Retelit" o la "Società") sottoscrive un accordo di investimento con KBC Telco Infrastructure Pty Ltd, interamente controllata da Keybridge Capital Limited ("Keybridge"), società quotata sul mercato azionario australiano ASX, specializzata in investimenti in società con rilevanti infrastrutture.
L'accordo riguarda il reperimento di risorse finanziarie - attraverso l'emissione di obbligazioni convertibili e warrant su azioni ordinarie Retelit riservati a detto investitore - che la Società potrà impiegare per supportare il proprio piano di espansione nazionale ed internazionale.
Ieri la Società ha sottoscritto un accordo con l'investitore qualificato australiano KBC Telco Infrastructure Pty Ltd, riguardante un'operazione di private placement che prevede l'emissione di obbligazioni convertibili e di warrant non trasferibili su azioni ordinarie di Retelit S.p.A..
Le obbligazioni convertibili e i warrant non saranno negoziati su alcun mercato regolamentato. La sottoscrizione dell'accordo è intervenuta all'esito delle negoziazioni intercorse, di cui si è data notizia nel comunicato stampa pubblicato in data 12.9.2014. L'investitore è una società interamente controllata da Keybridge Capital Limited, società quotata sul mercato azionario australiano ASX, specializzata in investimenti in società con rilevanti infrastrutture e nel settore delle telecomunicazioni.
Essa opera quale gestore di un veicolo di investimento, nel quale Keybridge Capital Limited detiene una partecipazione rilevante. Le risorse finanziarie che si prevede di reperire dall'investitore attraverso l'esecuzione dell'accordo saranno impiegate dalla Società per supportare il piano di espansione nazionale ed internazionale.
Per un'informativa completa sull'operazione si rimanda alla documentazione che verrà resa disponibile al pubblico all'atto della convocazione dell'Assemblea degli Azionisti che sarà chiamata a deliberare sull'emissione delle obbligazioni convertibili e dei warrant entro 120 giorni dalla data di sottoscrizione dell'accordo.
Nelle linee principali l'accordo prevede:
(i) l'emissione di obbligazioni convertibili fino a un valore complessivo di Euro 20 Milioni, il cui relativo diritto di conversione potrà essere esercitato fino a metà delle obbligazioni emesse, della durata di 4 anni, ciascuna con valore nominale pari ad Euro 1,00 e tasso di interesse annuale pari all'8%, riservate alla sottoscrizione dell'investitore. Di queste, Euro 10 milioni saranno emesse immediatamente ad esito delle necessarie approvazioni da parte degli organi sociali di Retelit, mentre ulteriori Euro 10 Milioni, saranno emesse entro 365 giorni dalla data di sottoscrizione dell'Accordo, a richiesta della Società medesima, in una o più serie. Il diritto di conversione potrà essere esercitato solo per la metà dell'ammontare delle obbligazioni convertibili emesse, decorsi 18 mesi dalla data di relativa emissione, con un rapporto determinato sulla base del prezzo medio, ponderato sul volume, delle azioni della Società nei 5 giorni antecedenti ciascuna richiesta di conversione. Il riscatto delle obbligazioni convertibili potrà avvenire in qualsiasi momento al valore nominale di ciascuna obbligazione.
(ii) l'attribuzione al medesimo investitore, in misura proporzionale al numero delle obbligazioni convertibili emesse, di warrant, non trasferibili, su azioni ordinarie della Società. Ciascun warrantdarà diritto alla sottoscrizione di un'azione ordinaria e potrà essere esercitato non prima di 3 anni dalla data di emissione e non più tardi di 4 anni dalla data di emissione. Il prezzo di esercizio saràdeterminato sulla base del prezzo medio, ponderato sul volume, delle azioni della Società nei 10 giorni antecedenti il 25 settembre 2014, per quanto concerne la prima serie emessa. Per quanto concerne le serie successive, nei 10 giorni antecedenti la data di relativa emissione, che non potrà essere superiore al 115% né inferiore all'85% del prezzo di esercizio della prima serie di warrantemessi.
Ai sensi dell'accordo, l'investitore renderà disponibile a favore della Società un anticipo a breve termine di risorse finanziarie sulla prima serie di obbligazioni convertibili (bridge loan), per un importo fino ad Euro 10 Milioni e con tasso di interesse annuale pari all'8%. Detto anticipo sarà rimborsato dalla Società contestualmente alla emissione della prima serie di obbligazioni convertibili. Il rimborso dell'anticipo a breve termine, del prestito obbligazionario e la corresponsione dei relativi interessi saranno garantiti dal Gruppo Retelit, mediante la concessione di garanzie standard per operazioni di tale natura. Il regolamento disciplinante le obbligazioni convertibili prevede, in linea con la prassi internazionale adottata in operazioni analoghe, taluni impegni, tra cui un limite all'indebitamento finanziario, finalizzati alla tutela delle posizioni dei titolari delle obbligazioni stesse. Sono inoltre previsti taluni eventi di inadempimento (event of default) il cui verificarsi può determinare l'obbligo di rimborso e/o la possibile conversione anticipata. All'atto della convocazione dell'Assemblea degli Azionisti che sarà chiamata a deliberare in merito alla predetta emissione obbligazionaria e di warrant, la Società metterà a disposizione del pubblico le relazioni ed ogni altra documentazione richiesta ai sensi della normativa applicabile, ivi inclusi il regolamento disciplinante le obbligazioni convertibili ed i warrant.
(RV)
L'accordo riguarda il reperimento di risorse finanziarie - attraverso l'emissione di obbligazioni convertibili e warrant su azioni ordinarie Retelit riservati a detto investitore - che la Società potrà impiegare per supportare il proprio piano di espansione nazionale ed internazionale.
Ieri la Società ha sottoscritto un accordo con l'investitore qualificato australiano KBC Telco Infrastructure Pty Ltd, riguardante un'operazione di private placement che prevede l'emissione di obbligazioni convertibili e di warrant non trasferibili su azioni ordinarie di Retelit S.p.A..
Le obbligazioni convertibili e i warrant non saranno negoziati su alcun mercato regolamentato. La sottoscrizione dell'accordo è intervenuta all'esito delle negoziazioni intercorse, di cui si è data notizia nel comunicato stampa pubblicato in data 12.9.2014. L'investitore è una società interamente controllata da Keybridge Capital Limited, società quotata sul mercato azionario australiano ASX, specializzata in investimenti in società con rilevanti infrastrutture e nel settore delle telecomunicazioni.
Essa opera quale gestore di un veicolo di investimento, nel quale Keybridge Capital Limited detiene una partecipazione rilevante. Le risorse finanziarie che si prevede di reperire dall'investitore attraverso l'esecuzione dell'accordo saranno impiegate dalla Società per supportare il piano di espansione nazionale ed internazionale.
Per un'informativa completa sull'operazione si rimanda alla documentazione che verrà resa disponibile al pubblico all'atto della convocazione dell'Assemblea degli Azionisti che sarà chiamata a deliberare sull'emissione delle obbligazioni convertibili e dei warrant entro 120 giorni dalla data di sottoscrizione dell'accordo.
Nelle linee principali l'accordo prevede:
(i) l'emissione di obbligazioni convertibili fino a un valore complessivo di Euro 20 Milioni, il cui relativo diritto di conversione potrà essere esercitato fino a metà delle obbligazioni emesse, della durata di 4 anni, ciascuna con valore nominale pari ad Euro 1,00 e tasso di interesse annuale pari all'8%, riservate alla sottoscrizione dell'investitore. Di queste, Euro 10 milioni saranno emesse immediatamente ad esito delle necessarie approvazioni da parte degli organi sociali di Retelit, mentre ulteriori Euro 10 Milioni, saranno emesse entro 365 giorni dalla data di sottoscrizione dell'Accordo, a richiesta della Società medesima, in una o più serie. Il diritto di conversione potrà essere esercitato solo per la metà dell'ammontare delle obbligazioni convertibili emesse, decorsi 18 mesi dalla data di relativa emissione, con un rapporto determinato sulla base del prezzo medio, ponderato sul volume, delle azioni della Società nei 5 giorni antecedenti ciascuna richiesta di conversione. Il riscatto delle obbligazioni convertibili potrà avvenire in qualsiasi momento al valore nominale di ciascuna obbligazione.
(ii) l'attribuzione al medesimo investitore, in misura proporzionale al numero delle obbligazioni convertibili emesse, di warrant, non trasferibili, su azioni ordinarie della Società. Ciascun warrantdarà diritto alla sottoscrizione di un'azione ordinaria e potrà essere esercitato non prima di 3 anni dalla data di emissione e non più tardi di 4 anni dalla data di emissione. Il prezzo di esercizio saràdeterminato sulla base del prezzo medio, ponderato sul volume, delle azioni della Società nei 10 giorni antecedenti il 25 settembre 2014, per quanto concerne la prima serie emessa. Per quanto concerne le serie successive, nei 10 giorni antecedenti la data di relativa emissione, che non potrà essere superiore al 115% né inferiore all'85% del prezzo di esercizio della prima serie di warrantemessi.
Ai sensi dell'accordo, l'investitore renderà disponibile a favore della Società un anticipo a breve termine di risorse finanziarie sulla prima serie di obbligazioni convertibili (bridge loan), per un importo fino ad Euro 10 Milioni e con tasso di interesse annuale pari all'8%. Detto anticipo sarà rimborsato dalla Società contestualmente alla emissione della prima serie di obbligazioni convertibili. Il rimborso dell'anticipo a breve termine, del prestito obbligazionario e la corresponsione dei relativi interessi saranno garantiti dal Gruppo Retelit, mediante la concessione di garanzie standard per operazioni di tale natura. Il regolamento disciplinante le obbligazioni convertibili prevede, in linea con la prassi internazionale adottata in operazioni analoghe, taluni impegni, tra cui un limite all'indebitamento finanziario, finalizzati alla tutela delle posizioni dei titolari delle obbligazioni stesse. Sono inoltre previsti taluni eventi di inadempimento (event of default) il cui verificarsi può determinare l'obbligo di rimborso e/o la possibile conversione anticipata. All'atto della convocazione dell'Assemblea degli Azionisti che sarà chiamata a deliberare in merito alla predetta emissione obbligazionaria e di warrant, la Società metterà a disposizione del pubblico le relazioni ed ogni altra documentazione richiesta ai sensi della normativa applicabile, ivi inclusi il regolamento disciplinante le obbligazioni convertibili ed i warrant.
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